Le inadempienze probabili

Il tema delle inadempienze probabili ossia quei crediti che si trovano a metà strada tra i crediti in bonis e crediti non performing è di estremo interesse non solo per il mondo bancario ma anche per le agenzie di business information e di recupero crediti, vediamone insieme i motivi.

Come è noto, Banca d’Italia, per recepire la normativa europea, ha adottato una nuova classificazione definita inadempienze probabili, i cosiddetti unlikely to pay (Utp). La BCE (Banca Centrale Europea) con le Linee Guida, entrate in vigore dal 20 marzo, pone molta attenzione a questa categoria e invita gli istituti di credito a gestire in modo proattivo le inadempienze probabili.

Il credito quindi non va più solo “recuperato” ma gestito con una strategia di contenimento del rischio attraverso un processo di valutazione e gestione efficiente e con opportuni strumenti di presidio.

Anche se “nel 2015 il tasso di conversione da Utp a sofferenza è stato del 22%, in netto calo dal 35% del 2014 e addirittura dal 49% del 2009.

“Gli unlikely-to-pay non tornano performing da soli, serve una gestione proattiva senza la quale una rilevantissima porzione è destinata a diventare sofferenza”

Fonte: Studio Katia Mariotti associate partner di PwC

 

Questa attenzione è motivata anche dall’entrata in vigore dal 2018 della rivoluzione contabile che coinvolge il mondo bancario, che prevede l’introduzione dei nuovi principi contabili Ifrs 9, in sostituzione degli gli Ias 39, dove si dovrà effettuare una valutazione della rischiosità dei crediti in un’ottica prospettica (forward looking). In sintesi, viene richiesto agli istituti di credito di effettuare accantonamenti basati sulle perdite attese (ai primi segnali di anomalie e problemi finanziari) e non più su quelle effettivamente registrate.

Il rischio quindi, a cui andiamo incontro è che “una quantità di crediti classificati oggi performing rischi di diventare NPL.

Uno studio congiunto Experian-Cerved , anticipato lo scorso luglio da MF – Milano Finanza, calcolava che circa il 16% dei prestiti alle imprese e circa il 6% di quelli ai privati oggi in bonis sono da considerare “underperforming”, secondo la nuova classificazione Ifrs9.

 

 

Da tutte queste novità normative nascono nuove opportunità per il nostro settore della business information che viene chiamato a supportare gli istituti di credito nella gestione di queste posizioni con strumenti che permettano di individuare in anticipo un’eventuale variazione del merito di credito e valutare anche quei crediti buoni a metà che potrebbero tornare buoni.

Sono necessari quindi servizi che consentano la segmentazione dei crediti e soprattutto soluzioni per valutare le potenzialità di ogni singola posizione. Puoi arricchire la tua offerta di servizi alla banche con il nostro Bilancio Catastale!